La croce del Falterona e la Festa della Madonna della Neve

di: Giulia Siemoni

La storia della croce del Falterona, che dalla metà degli anni ’70 si lega in maniera indissolubile alla festa della Madonna della Neve, inizia con un mistero e prosegue, non senza difficoltà, fino ai giorni nostri, tanto è forte nel cuore degli abitanti della zona il simbolo che, negli anni, è andata ad assumere, di unione, condivisione, amicizia e collaborazione. La sua presenza è, per le popolazioni del territorio, un dato di fatto; non si hanno notizie certe del momento in cui venne posizionata su quella che è la seconda vetta più alta dell’Appennino Tosco Romagnolo, ma una leggenda viene tramandata da generazioni, fra le genti che abitano queste zone. Si narra infatti che sia stata posizionata da tale don Martellini, parroco di Campigna, per sedare il fantasma della perpetua, uccisa a detta dei fedeli dallo stesso curato; sembra infatti che gli abitanti della zona, udissero ripetutamente i lamenti dello spettro della povera donna, venire proprio dalla cima del Falterona.

Ma arriviamo ai giorni nostri: nel 1975 considerate le condizioni della croce che risultava logora per il passare del tempo e le intemperie, lo Sci Club Stia pensò di sostituirla con una nuova e nello stesso anno sentito il parere delle autorità interessate per territorio, provvide in conseguenza.
Fu un evento importante non solo per Stia, ma anche per gli altri paesi posti ai piedi del Falterona, tanto nel versante casentinese che in quelli fiorentino e romagnolo. L’impresa vide l’impegno di molte persone, che raggiunsero la vetta portando materiali e viveri, grazie all’aiuto dei muli del signor Pippo di Corniolo; ai buoi del signor Aldo Stefani fu affidato invece il compito di portare il legno. Ed è proprio nel 1975 che, su iniziativa dell’allora presidente dello Sci Club, Piero della Bordella, nacque la tradizione della festa della Madonna della Neve, che incarna un importante momento di unione e di incontro per i valligiani, cioè gli abitanti delle tre vallate che confluiscono sulla vetta (Casentino, Mugello e Bidente), i quali, per ricordare questo evento, ogni anno la prima domenica di agosto si incontrano ai piedi della croce ed assistono alla celebrazione. I primi anni la messa fu officiata da un frate Cappuccino del convento di Ponte a Poppi, nativo di Papiano, don Silverio Ghelli, sostituito da Don Carlo Corazzesi dal 1983. Per molti anni i parroci sono stati affiancati dal Vescovo di Fiesole, diocesi in cui il territorio ricade: Monsignor Luciano Giovannetti dal 1993 al 2009, seguito poi da Monsignor Mario Meini in tempi recenti. Don Carlo, parroco di Stia “titolare” con lo Sci Club della tradizionale festa, nel 2017 ha festeggiato in maniera particolare i suoi 50 anni di Sacerdozio in Falterona.
L’evento purtroppo non fu apprezzato da tutti, e nel novembre del 1976 la croce fu segata e nascosta poco più a valle vicino a quello che fu il rifugio Dante. Imperterriti nel loro progetto, i membri del gruppo che nel 1975 eresse la nuova croce, non si dettero per vinti e, una volta ritrovata, si adoperarono per ricollocarla al suo posto sorreggendola con quattro ferri angolari per irrobustirla ed evitare ulteriori tentativi di abbattimento; siamo nel luglio del 1977, giusto in tempo per celebrare la festa e proseguire quella che ormai era diventata una tradizione che vive tuttora con crescente partecipazione da parte della popolazione che abita nei territori circostanti.
La scelta di legare la ricorrenza della Madonna della Neve, patrona dello Sci Club di Stia, alla croce del Falterona, nasce su suggerimento delle monache del Monastero di Santa Maria della Neve di Pratovecchio; la festività cade, ogni anno, il 5 agosto, e per comodità viene festeggiata la prima domenica dello stesso mese.

Nel 2000, in concomitanza col 50° anniversario dalla fondazione dello Sci Club di Stia, la croce venne nuovamente sostituita con quella che attualmente troneggia sulla cima del Falterona. In questa seconda occasione, croce e materiali vennero trasportati in loco grazie ad un elicottero messo a disposizione dalla Regione Toscana. La base su cui è installata, di forma triangolare, orientata con i vertici in direzione delle tre vallate di cui abbiamo accennato sopra, venne murata con le pietre riprese dal vicino rifugio Dante, ormai distrutto. Nella nicchia posta su un lato della base venne quindi sistemata una statuetta in ceramica raffigurante la Madonna della Neve. Oltre alla Regione Toscana e ai soci dello Sci Club di Stia, intervennero anche il Corpo Forestale dello Stato, personale del Parco Nazionale, volontari del Corniolo e di Stia, Vigili del Fuoco e soci del CAI sott.ne di Stia.
La croce precedente, costruita con il legno proveniente dal tetto di una casa della zona, si dice risalente al periodo rinascimentale, divenuta ormai un simbolo, venne recuperata e appesa alla parete esterna dello storico Rifugio della Burraia, gestito dallo Sci Club.
Nel 2004 la nuova croce fu colpita da un fulmine, danno che venne prontamente restaurato nei giorni successivi.

A testimonianza di una tradizione che negli anni continua a crescere, ci sono i numeri dei partecipanti; alla prima messa, celebrata il 3 agosto del 1975, si contavano circa 70 presenze, arrivate a poco più di 500 negli ultimi anni. C’è chi parte dal proprio paese di buon mattino per raggiungere la vetta, in solitaria oppure in compagnia, chi inizia invece la passeggiata da Capo d’Arno oppure da altre località più vicine, chi invece si incontra al Casermone e insieme al parroco percorre a piedi gli ultimi chilometri di crinale fino ad arrivare ai piedi della croce, dove viene allestito un altare per la celebrazione. Oltre come detto ai paesani, la festa vede l’assidua partecipazione dei sindaci dei comuni coinvolti, Stia, Santa Sofia e San Godenzo, dei Carabinieri Forestali a cavallo, a volte accompagnati dal coro degli alpini sez. di Firenze, dei rappresentanti del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, dei Volontari del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano e dell’Emilia Romagna, dei Vigili del Fuoco, della Misericordia di Stia, e delle associazioni che fin dai primi anni hanno contribuito a rendere viva questa manifestazione, ovvero lo Sci Club di Stia e la sott.ne CAI di Stia Casentino.
La festa si conclude dopo la funzione con il classico picnic a cui tutti i convenuti partecipano, ulteriore dimostrazione dello spirito di amicizia e unione, che sono i valori alla base di questa importante tradizione che lega i due versanti di una stessa montagna.

Notizie da: Sci Club Stia
Estratto dalla pubblicazione Tradizioni e Folklore in Casentino, a cura del periodico locale CasentinoPiù, Pratovecchio-Stia (AR), AGC Edizioni, 2017.